“Chiediamo al governo e al Parlamento un’azione forte per superare le difficoltà che l’emergenza Covid ha causato alle attività sciistiche e ricettive della montagna. Difficoltà che oltre alle strutture hanno colpito bilanci storicamente in difficoltà”. Così i rappresentanti dell’ANCI davanti alla Commissione Attività produttive della Camera, impegnata in una indagine conoscitiva per la ripresa economica delle attività turistico-ricettive della Montagna invernale.
“Rispetto ad una prima fase della pandemia – sottolinea l’ANCI – si registra un notevole aumento generalizzato dei costi di gestione delle attività a fronte di una riduzione dei ricavi. Le spese per la sanificazione per la messa in sicurezza sanitaria delle strutture e gli aumenti per le utenze in montagna (l’esempio portato dagli esponenti ANCI) incidono in maniera rilevante. Senza dimenticare i costi relativi al personale non utilizzato a causa delle disdette; un sostegno significativo per tutelare l’occupazione potrebbe essere definito attraverso il ricorso alla cassa integrazione guadagni”.
Sui Comuni che insistono in queste realtà, c’è anche un’altra criticità, quello legata alla tassa di soggiorno “che ha subito una drastica riduzione che va ad aggiungersi ai costi della manutenzione degli impianti sciistici nei casi in cui siano di proprietà di consorzi pubblici”.
“La crisi di un settore così vasto e dei relativi comparti di lavoro – hanno proseguito i rappresentanti ANCI – rischia di comportare conseguenze negative anche rispetto all’andamento demografico, già compromesso in molte aree montane soggette, come noto, ad un crescente spopolamento. L’agenda Controesodo, varata dall’ANCI ormai da alcuni anni, va nella direzione di arrestare ed invertire questo trend negativo e creare le condizioni per un ripopolamento delle aree interne”.
ANCI ha quindi ribadito la richiesta di “adeguate e urgenti forme di ristoro utilizzando non solo parametri che tengano conto della distanza di una attività ricettiva dagli impianti sciistici ma inserendo parametri relativi anche al fatturato e tenendo conto di contesti territoriali omogenei che comprendono ambiti caratterizzati da una offerta integrata di attrazioni turistiche comunque connesse alla Montagna. In questo modo l’intervento sarebbe più oggettivo ed incisivo. Inoltre sarebbe auspicabile inserire agevolazioni fiscali, ad esempio sui costi di energia e utenze, e contributi per le spese per la sanificazione delle strutture che, con ogni probabilità, saranno utilizzate da un numero di utenti assai ristretto, se non costrette ad una chiusura di fatto”.
In conclusione, anche in una prospettiva di più lungo termine, i rappresentanti dell’ANCI hanno evidenziato come “l’industria sciistica rappresenti un notevole fattore di crescita economica delle aree di montagna e per le comunità locali. Tale situazione è però sempre più dipendente dai cambiamenti climatici che colpiscono anche le montagne in maniera a volte irreversibile. In un’ottica quindi non emergenziale come quella attuale, andrà considerata una possibile diversificazione degli investimenti verso una “Montagna invernale Soft”, ridisegnando nuove forme di attrattività turistica che tengano conto degli effetti climatici in essere e purtroppo previsti negli anni a venire”.