Parlamento italiano

“Come Comuni ed ANCI esprimiamo un convinto apprezzamento per l’opera riformatrice del Parlamento e del governo. Le amministrazioni comunali sono in prima linea nei rapporti con il terzo settore e per loro i decreti in corso di approvazione rappresentano un passo in avanti significativo; la possibilità di muoversi in un sistema ordinato, con una riforma organica che mette a sistema le norme che hanno regolato la vita delle organizzazioni in quest’ultimo trentennio”.

Lo ha sottolineato Felice Scalvini, intervenuto per conto dell’ANCI durante un’audizione informale davanti alla XII Commissione Affari Sociali della Camera, nell’ambito dell’esame dei decreto legislativo su ‘Codice del Terzo settore’ e ‘Revisione della disciplina in materia di impresa sociale’.
Si tratta di una riforma che “potrà influire positivamente – si legge nel documento consegnato ai commissari – sullo sviluppo sociale ed economico del Paese con un impatto favorevole sia in termini di sussidiarietà e bene comune, sia in termini economici e occupazionali”.
Nello specifico del Codice, l’ANCI plaude all’avvio di un disegno riformatore che passa innanzitutto dal “riconoscimento degli enti del Terzo settore e dalla regolamentazione specifica nelle diverse categorie”. In questo senso viene accolta con favore la previsione del Registro unico “che – ha osservato Scalvini – permetterà ai Comuni di organizzare sul territorio un sistema di relazioni strutturato e ordinato con un corretto ed evoluto modello di sussidiarietà”.
Positiva anche “l’istituzione di una cabina di regia per coordinare le politiche di governo per la promozione delle attività del terzo settore, nella quale venga assicurata la presenza dell’ANCI”, visto che le attività di interesse generale in cui possono essere coinvolti gli enti del terzo settore ricadono in ambiti di responsabilità generale dei Comuni.
Scalvini si è poi soffermato su alcuni emendamenti richiesti dall’ANCI per migliorare ancora i provvedimenti in corso di approvazione. In particolare, i Comuni chiedono la riformulazione dell’art. 82 comma 6 del Codice, chiarendo che le cooperative e le imprese sociali non hanno accesso alle esenzioni IMU e TASI, come indicato dalla normative vigente. “Nel caso tale modifica non fosse accolta – rileva l’ANCI – sarà necessario che il governo preveda apposite compensazioni per ripristinare la conseguente perdita di gettito comunale derivante dal riconoscimento di agevolazioni fiscali a soggetti finora esclusi”.
Sempre in tema di agevolazioni, l’associazione dei Comuni ha chiesto che dal canone di concessione degli immobili pubblici vengano detratte non solo le spese per i restauri, ma anche tutti gli eventuali importi sostenuti dall’Amministrazione proprietaria dell’immobile, con un impatto sociale e culturale entro il limite massimo del canone stesso.