“La capacità dei servizi territoriali di rispondere in modo appropriato ai bisogni di salute mentale dei cittadini si è indebolita nel tempo, determinando divari regionali sempre più marcati. Nello scenario di uscita dalla pandemia, il tema della salute mentale va pertanto assunto come prioritario, e va colta l’occasione delle risorse in arrivo per intervenire potenziando al massimo l’assistenza territoriale, e rafforzando i servizi territoriali dedicati a questo tema”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio Nazionale ANCI, Enzo Bianco, intervenendo alla II Conferenza nazionale “Per una salute mentale di comunità”. L’incontro, organizzato a vent’anni dalla prima Conferenza del 2001 alla luce delle nuove sfide poste anche dalla pandemia, ha rappresentato un’occasione di dialogo e confronto fra istituzioni, operatori, associazioni e cittadini per progettare un sistema per la salute mentale universale, inclusivo, trasparente e partecipato.
Tuttavia, per Bianco non è sufficiente rafforzare la sola parte sanitaria ma “è necessario adottare un approccio di rete integrata e di sistema dei vari servizi territoriali puntando ad un obiettivo globale di benessere fisico, psichico e sociale”. “La dimensione terapeutica e riabilitativa – ha osservato – passa attraverso tutto un insieme di azioni che non sono solo puramente cliniche, senza dimenticare che, in particolare gli interventi sociali possono avere delle ricadute rilevanti di tipo sanitario. Allo stesso tempo, la pandemia ci ricorda l’importanza di un welfare sociosanitario territoriale centrato sul modello di salute di comunità”.
Anci ritiene che quello della salute mentale sia quindi uno degli ambiti prioritari in cui rafforzare l’integrazione sociosanitaria, mai pienamente realizzata in tutto il Paese. “Va superato il modello di interventi riparativi, istituzionalizzanti, segreganti, per promuovere l’integrazione tra politiche, interventi, attori, personale e risorse nell’ambito di un progetto di salute condiviso”, ha osservato il presidente del Consiglio nazionale ANCI.
In sostanza non va disperso il patrimonio di civiltà ed umanità rappresentato dalla legge Basaglia con cui il nostro Paese è assurto a punto di riferimento mondiale. Ma bisogna ripartire anche dai territori: “perché non c’è salute individuale senza salute collettiva e benessere sociale. Oggi – ha sottolineato Bianco – non si può affrontare il tema della salute senza tenere conto del ruolo cruciale delle comunità e delle Città e dell’adeguato coinvolgimento dei Sindaci, in qualità di autorità sanitaria locale, nelle decisioni che riguardano la salute dei propri cittadini”.
L’obiettivo finale è garantire uniformità negli standard dei servizi territoriali offerti ai cittadini. “Proprio per evitare che le buone prassi siano lasciate alla discrezionalità di modelli ed equilibri locali, come Comuni chiediamo – ha ricordato il presidente Bianco – che a partire dal livello centrale, con il coinvolgimento dei Ministeri interessati, delle Regioni e dell’ANCI, si attivi un percorso di confronto finalizzato alla concertazione e programmazione unitaria tra Sociale e Sanitario, che si declini a livello territoriale, in maniera uniforme in tutto il Paese”.