“La nuova classificazione dei rifiuti e l’abrogazione della definizione di rifiuti ‘assimilati ai rifiuti solidi urbani’, prevista dal decreto legislativo n. 116/2020, consente ad attività produttive ed industriali la fuoriuscita dalla gestione pubblica della raccolta e l’avvio al riciclo del rifiuto, ma rischia di provocare un aumento della TARI. Per questo auspichiamo una soluzione già in Commissione Bilancio con l’accoglimento dell’emendamento ANCI al decreto milleproroghe”. Lo afferma Carlo Salvemini, delegato nazionale ANCI all’energia e ai rifiuti, commentando la nuova disciplina in vigore dal 1 gennaio 2021 che, “in assenza di regole chiare ed univoche di coordinamento con la disciplina tariffaria corrente rischia di aumentare la pressione fiscale sui cittadini e sulle piccole attività per recuperare il minor gettito, vista la notevole rigidità dei costi del servizio rifiuti”.
Secondo l’ANCI “per scongiurare tale rischio occorre una proroga dell’entrata in vigore della nuova disposizione, così da consentire ai soggetti affidatari del servizio di procedere con il graduale adeguamento operativo delle attività e di fissare alcuni punti fermi nell’interpretazione della norma”. Tra questi “il mantenimento, comunque, della quota fissa del tributo per tutti i soggetti in uscita, unitamente alla regolamentazione dei tempi e delle modalità con cui la scelta sulla nuova gestione può avvenire”.