“Siamo favorevoli ad una nuova imposta che superi l’attuale assetto normativo riunendo Imu e Tasi in un unico tributo. L’obiettivo è favorire la semplificazione e la certezza delle regole riducendo al minimo il contenzioso tributario. Ma le norme in discussione devono garantire ai Comuni sia una piena autonomia, che la stabilità delle risorse assegnate oggi in termini di aliquote standard e di sforzo fiscale azionabile”. Lo ha sottolineato il segretario generale dell’Anci Veronica Nicotra, audita dalla Commissione Finanze della Camera nell’ambito dell’esame sulle proposte di legge sulla nuova imposta municipale sugli immobili. Con lei, a rappresentare l’Associazione, era presente anche Andrea Ferri, responsabile finanza locale Anci Ifel. (vedi documento consegnato ai commissari).
Il primo aspetto richiamato dall’Anci riguarda la necessità di assicurare un gettito di riferimento coerente con l’attuale Imu-Tasi standard. Da questo punto di vista “chiediamo il superamento dell’attuale complesso meccanismo perequativo, in primo luogo – ha sottolineato Nicotra – attraverso robuste risorse statali nella gestione della perequazione, a cominciare dal recupero del taglio da 563 milioni di euro operato con il dl 66/2014, non reimmessi nel calcolo del Fondo di Solidarietà comunale”. In questo senso il segretario generale ha posto l’accento sullo “stato della finanza comunale, oggi totalmente disallineato rispetto al quadro costituzionale”. Per cui, in vista di una semplificazione, uno dei problemi da considerare “attiene al fatto che il Fondo, diversamente da quanto prevede la Costituzione, effettua una perequazione “orizzontale” tra Comuni senza alcun contributo ‘verticale’ a carico dello Stato”.
Più in generale, l’Anci si è detta preoccupata su possibili riduzioni del prelievo su segmenti di base imponibile, che vanno correttamente compensati, in continuità con l’attuale regime tributario. “Non è ammissibile – ha spiegato Nicotra – che la novità della nuova Imu determini la ‘rimozione’ degli obblighi di compensazione su riduzioni di base imponibile immobiliare o di manovrabilità delle aliquote del nuovo tributo”.
Analoga preoccupazione è stata espressa sulle norme di ‘interpretazione autentica’ spesso usate per correggere una legislazione mal concepita, gravando sui bilanci comunali. “La maggiorazione Tasi è essenziale per chiudere i bilanci di circa 1800 Comuni, in gran parte piccoli”, ha spiegato inoltre il segretario generale. Per questo è “indispensabile che la maggiorazione e auspicabilmente anche il fondo Imu-Tasi siano stabilizzati e non rinnovati ogni anno come previsto dalle proposte di legge in discussione”, ha concluso Nicotra.
Da parte sua Andrea Ferri ha avanzato una proposta operativa per contemperare l’esigenza di semplificazione verso il cittadino e gli intermediari e quella di mantenere un grado di autonoma discrezionalità sulla determinazione delle aliquote della nuova Imu da parte dei Comuni. “Proponiamo di individuare una griglia ampia di possibilità di variazione di aliquota e applicazione di detrazioni, a partire dalle principali casistiche riscontrate attraverso la rilevazione IFEL delle delibere e dei regolamenti comunali in materia di Imu e Tasi”, ha spiegato. L’idea suggerita è quella di “poter concordare in via amministrativa, sulla base di una norma di legge, un meccanismo informatico centralizzato che i Comuni debbono obbligatoriamente aggiornare con gli esiti della delibera comunale adottata”.
Infine, il responsabile Anci Ifel in merito agli obblighi di precompilazione del bollettino di pagamento, spesso causa di effetti paradossali specie nelle grandi città dovuti ai cambi di possesso degli immobili, ha proposto un periodo di 2-3 anni di sostegno nazionale al progetto di precompilazione della nuova Imu, utilizzando la piattaforma della dichiarazione 730 precompilata, gestita da Agenzia delle Entrate/Sogei, anche al fine di abbattere i costi gravanti che la previsione della precompilata produce inevitabilmente a carico dei Comuni.