“Oggi abbiamo portato l’attenzione sui piccoli Comuni, concentrandoci in particolare sulla Legge Realacci che deve essere finanziata sulle spese di investimento in maniera cospicua. In tal senso la nostra richiesta è di 100 milioni che significherebbe circa 20 mila euro per ogni comune italiano. Pensiamo inoltre che sia necessaria l’eliminazione fino a 5mila abitanti del turnover, oggi invece fino a 3mila abitanti. Infine, abbiamo richiesto misure di semplificazione sulle regole applicate sui diversi comuni poiché crediamo che sui piccoli comuni sia necessaria una forte semplificazione”. Così il vicepresidente vicario ANCI e sindaco di Valdengo, Roberto Pella, al termine dell’audizione di una rappresentanza di sindaci italiani in Senato sul tema della Legge di Bilancio. “Fondamentale – ha continuato Pella – la tematica legata al rilancio dei territori. Le proposte inserite nella Legge Realacci devono essere concretizzate con decreti attuativi anche dal punto di vista della sostenibilità economica”.
“Se vogliamo iniziare il controesodo e dare speranza ai territori in difficoltà – ha dichiarato il coordinatore nazionale ANCI piccoli Comuni, Massimo Castelli, anche lui presente all’audizione – i 100 milioni sono indispensabili e vorremmo che questa risorsa fosse sistemica e strutturale. Non possiamo perdere tempo giacché abbiamo i territori desertificati e senza un intervento concreto rischiamo di perderli. Alle spalle delle grandi città abbiamo un grande ovest da conquistare, la possibilità di ripensare uno sviluppo, un futuro. Bisogna decentrare i servizi e riportare lavoro sul territorio”.
Nel corso dell’audizione sono intervenuti anche il presidente nazionale dell’ANCI e sindaco di Bari, Antonio Decaro, e i sindaci di Milano, Catania e Napoli. “Nel disegno di legge di bilancio – ha commentato Decaro – c’è uno sforzo, che riconosciamo, sugli investimenti: crescono gli spazi finanziari, ci sono risorse per le città medie e per il bando periferie e per i Piccoli Comuni. Ma chiediamo attenzione sulla spesa corrente. I Comuni, dal 2011 al 2015, hanno subìto tagli per nove miliardi di euro, il contribuito più alto al risanamento dei conti pubblici. Ora che la stagione dei tagli è terminata, il rischio è di ritrovarsi in una tempesta perfetta”.
“L’adeguamento dei contratti del pubblico impiego – ha proseguito – vale circa 650 milioni di euro: un adeguamento più che giusto, ma il rischio è che questa spesa, se sostenuta dai Comuni, assorba completamente gli effetti dello sblocco del turn over che ci è stato concesso”.
Decaro ha poi ricordato la questione del Fondo sui crediti di dubbia esigibilità “che ci costringe ad accantonare risorse e quindi, indirettamente, provoca una contrazione della spesa corrente da cui dipendono i servizi ai cittadini”. Anche l’armonizzazione dei bilanci, misura ritenuta da Decaro “sacrosanta, produce contrazione di spesa”. Il taglio indiretto che si rischia è di un miliardo di euro.
Dei correttivi si impongono e sono, per il presidente dell’ANCI, a portata di mano. “L’accantonamento al Fcde può arrivare al 100 per cento più gradualmente, nel 2021. La perequazione, senza risorse statali e con la leva fiscale bloccata, rischia di essere incostituzionale: per ora deve essere bloccata e i criteri vanno rivisti. Per i 270 Comuni su ottomila in dissesto e predissesto, situazioni che gestiscono i sindaci in carica ma che dipendono da gestioni anche molto lontane nel tempo, ci si dia la possibilità di attuare i piani di riequilibrio”.
Quindi, la questione Città metropolitane e Province. “Indubbiamente – ha detto Decaro – il prelievo su questi enti è stato eccessivo. Nel 2017 sono arrivate due tranche di risorse, da 12 milioni più 28, per compensare i tagli degli anni passati. E sono arrivati anche fondi nell’ultima legge di bilancio che ci hanno permesso di chiudere i bilanci. Ora sono previsti altri 87 milioni. Va bene ma occorre arrivare a 200, il minimo per gestire funzioni fondamentali come la manutenzione di strade e scuole”.
Se le maggiori criticità sono quelle relative alla spesa corrente, con la legge di bilancio arrivano segnali positivi sugli investimenti. “La ripresa degli investimenti locali è evidente e va sostenuta – ha ricordato Decaro – abbiamo maggiori spazi finanziari per 200 milioni, con un passaggio da 700 a 900 milioni. Ci sono inoltre 150 milioni in più di fondi per le città medie nel 2018, che diventano 300 nel 2019 e 400 nel 2020, mentre raddoppia da 10 a 20 milioni la pur esigua dotazione della legge sui piccoli Comuni per il 2018. Il bando periferie viene finanziato con 60, 100 e 150 milioni tra il 2018 ed il 2020. Infine, non è in legge di bilancio ma va riconosciuto che i fondi del bando aree degradate passano da 60 a 200 milioni, consentendo di riaprire e far scalare la graduatoria.
Insomma la spinta per la ripresa, in parte, viene sostenuta. Rimane necessario – ha concluso Decaro – consolidare questa ripresa, liberando risorse da immettere nel ciclo economico. Per questo chiediamo di aumentare ulteriormente gli spazi finanziari messi a disposizione dallo Stato, da 900 a 1200 milioni”.