Programmare per prevenire. Questo il filo conduttore del convegno “Progettazione e monitoraggio del dissesto idrogeologico”, organizzato dalla Regione Piemonte in collaborazione con gli Ordini degli ingegneri e geologi piemontesi nella Sala Trasparenza di Piazza Castello a Torino.
Tra i relatori sono intervenuti l’assessore regionale alla Difesa del Suolo e Protezione Civile, il presidente della Commissione Ambiente della Regione, i rappresentanti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e la vicepresidente di ANCI Piemonte, Lorenza Patriarca.
Al centro del convegno la necessità di condividere soluzioni per ridurre o addirittura anticipare i fenomeni di dissesto idrogeologico. Prevenire, hanno rimarcato i relatori, è fondamentale. L’obiettivo dei sindaci è quello di far crescere i propri territori. Cosa che non sempre significa costruire: sempre più spesso, la cosa più importante è mettere in sicurezza i territori.
Oggi questo percorso si sta realizzando anche grazie alla sinergia tra tutti gli enti che negli anni hanno studiato e approfondito questi fenomeni. A partire dalla Regione Piemonte che, come ha sottolineato l’assessore regionale, forte dell’esperienza dell’alluvione del 1994, “ha raggiunto un livello di conoscenza molto importante in grado rispondere con tempestività”.
Fatto confermato dall’ultimo rapporto Ispra, in cui il Piemonte risulta tra le regioni che hanno ricevuto maggiori finanziamenti grazie alla celerità nell’esecuzione degli interventi, raggiungendo 110 milioni di euro nel biennio 2022/23.
Gli strumenti tecnologici, progrediti ulteriormente negli ultimi trent’anni, danno infatti ulteriori possibilità, come ha rammentato l’Assessore, “di prevedere, monitorare, quindi pianificare meglio, ma resta necessario fare ragionamenti a lungo termine, non solo come sindaci o pubbliche amministrazioni, ma anche attraverso il coinvolgimento della popolazione”.
Una questione condivisa trasversalmente tra i relatori riguarda la necessità di adeguare la normativa alle nuove richieste di intervento e mappare i territori con costanza affinché siano sempre sotto controllo le zone più a rischio.
In questo le Amministrazioni hanno un ruolo chiave.
Prevenire, ma anche riprogettare le infrastrutture. Come sottolineato dai rappresentanti dell’ordine degli ingegneri, “in questi anni è cambiato il modo in cui avvengono i fenomeni temporaleschi: è diminuita la frequenza, ma aumentata la portata. Le infrastrutture esistenti vanno adeguate ai cambiamenti climatici e quelle nuove realizzate secondo le nuove prospettive”.
Il dibattito promosso dalla Regione ha consentito di mettere in luce due aspetti che hanno un ruolo chiave per la realizzazione di opere contro il dissesto idrogeologico: l’aggiornamento costante del sistema Rendis, con un elenco basato sulle priorità di intervento, e la possibilità per gli enti locali di diventare anche soggetti attuatori. Si è evidenziata, così, l’urgenza di semplificare le procedure per accedere ai fondi, soprattutto per agevolare i tanti piccoli comuni che spesso non hanno la forza lavoro per partecipare a bandi o richiedere contributi.
“Il nostro Paese è particolarmente esposto agli eventi calamitosi, ma abbiamo dimostrato di essere tra i migliori al mondo nella gestione dell’emergenza – hanno sottolineato i rappresentanti di Regione e ANCI -. In questi anni siamo stati in grado di gestire molti fenomeni, senza vittime. Questo perché i vari attori coinvolti, a partire dalla Regione, hanno lavorato con i sindaci ai piani di protezione civile e a misure di prevenzione. Il lavoro non è ancora completato, ma grazie al contributo dei professionisti ci stiamo velocemente adeguando alle necessità”.