L’ANCI è favorevole ad una disciplina degli orari e delle chiusure degli esercizi commerciali al dettaglio, ma a condizione che essa sia introdotta con un provvedimento legislativo che identifichi una cornice di riferimento e dei limiti flessibili, entro cui i comuni possano prevedere regole tali da adattarsi alle esigenze dei singoli territori e degli operatori. Nei giorni scorsi la X Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei Deputati ha audito l’associazione dei Comuni sulla proposta di legge che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali (vd. il documento consegnato).
Durante l’incontro, l’ANCI ha evidenziato l’importanza che la regolamentazione del settore sia rimessa ai Comuni, il livello istituzionale più prossimo all’impresa, anche se con limiti certi e ragionevoli e con parametri di riferimento chiari. Il commercio è elemento vitale e caratterizzante per la vita dei Comuni: da questa considerazione la richiesta di lasciare un margine di intervento all’ente locale per tarare meglio le politiche in materia in base ai diversi contesti territoriali. Per l’ANCI la logica da seguire deve essere quella della definizione – all’interno dei previsti Piani regionali – di ambiti territoriali specifici che tengano conto delle peculiarità dei territori, immaginando aree omogenee di intervento su cui poi innestare le politiche commerciali dei singoli Comuni.
Una pianificazione per aree territoriali omogenee permetterebbe di evitare dinamiche concorrenziali fra Comuni limitrofi, molto pericolose in una fase di crisi del settore del commercio.
Infine, la liberalizzazione degli orari ha comportato una serie di modificazioni nelle abitudini quotidiane, nell’organizzazione del lavoro, dei trasporti, che hanno inciso profondamente sul funzionamento e la vivibilità delle città. Fondamentale per i sindaci rivitalizzare i centri storici delle piccole, delle medie e delle grandi città, rilanciando le attività commerciali sia attraverso agevolazioni sul pagamento delle imposte locali per i negozianti che, a livello regionale, puntando sui distretti regionali del commercio.