“Abbiamo colto questa prima occasione di confronto politico con il Ministero per rappresentare tutta la preoccupazione dei sindaci rispetto alle ricadute negative in termini di costi sociali che il decreto immigrazione rischia di avere sui territori”. Così Matteo Biffoni, delegato ANCI all’Immigrazione, commenta l’insediamento del tavolo nazionale di coordinamento, presieduto dal sottosegretario Molteni. “Prendiamo atto della disponibilità di collaborazione più volte ribadita stamattina dal sottosegretario Molteni e ci aspettiamo che a questa importante apertura – sottolinea Biffoni – seguano fatti concreti. Abbiamo chiesto, in particolare, di riconsiderare con attenzione gli emendamenti proposti dall’ANCI, che potrebbero evitare tanti problemi, non solo ai sindaci ma anche ai prefetti e quindi allo stesso Ministero.
“In particolare quelli principali sono: prevedere sempre l’assenso del sindaco per l’apertura di strutture di accoglienza, per evitare che le scelte di collocamento delle strutture seguano logiche diverse dalla sostenibilità territoriale; mantenere nello Sprar i richiedenti asilo vulnerabili e i nuclei familiari con minori, perché i costi sociali ed assistenziali non ricadano tutti sui sistemi di welfare territoriale. Sono proposte concrete, operative, che permetterebbero – aggiunge il delegato ANCI – di alleggerire il decreto dei suoi aspetti critici più evidenti. Non si mette in discussione l’impostazione complessiva, la responsabilità politica è del Governo. Ad ANCI interessa evitare che vengano fatti errori che ricadano su Comuni e comunità residenti. Su questo la nostra collaborazione è piena.
Conclude così Biffoni: “Abbiamo anche evidenziato la nostra preoccupazione in merito ai possibili, ingentissimi, tagli al sistema dell’accoglienza, ed in particolare al Fondo minori e al fondo che finanzia lo Sprar. Se verranno confermate le previsioni che abbiamo potuto leggere nello schema di legge di bilancio, vuol dire che, al di là di ogni diversa dichiarazione, lo Sprar va sostanzialmente a chiudere, essendo le risorse di molto inferiori anche alla potenziale platea di beneficiari previste dall’attuale testo del decreto. L’azione di governo non può essere incisiva e calata nella realtà senza l’ascolto attento dei territori. Noi ci siamo”.