Sono 563,4 i milioni che mancano all’appello dei Comuni, soldi con cui i sindaci erogano i servizi per le loro comunità. Ai Comuni questi soldi non sono stati restituiti (a differenza di quanto accaduto a Province e Città metropolitane), nonostante ANCI abbia sempre chiesto al Governo e al Parlamento certezze e avanzato proposte ragionevoli di restituzione anche graduale. In assenza di riscontro ANCI ha deciso di ricorrere al Tar del Lazio mentre altri Comuni hanno autonomamente presentato giudizio di accertamento in sede civile.
“Ricorriamo al giudice – ha dichiarato il presidente dell’ANCI, Antonio Decaro – per il ripristino delle risorse perché quei soldi sono nostri, ci spettano. Non ci è stata data alcuna spiegazione per cui non ci siano stati restituiti al termine del taglio stabilito per legge e che per legge doveva terminare nel 2019”.
È del 2014 infatti la norma che indicava come in tre anni dal 2014 (poi passati a quattro) il termine del contributo spettante ai Comuni ‘per la competitività e la giustizia sociale’ (dl 66 del 2014).
“Quando si privano i Comuni di risorse, si costringono i sindaci a ridimensionare i servizi o a mettere le mani nelle tasche dei cittadini per poter mantenere gli impegni assunti con le persone che li hanno eletti”, conclude Decaro.