“Garantire acqua di buona qualità a tutti è un dovere della pubblica amministrazione ma per farlo servono investimenti. In Italia abbiamo le tariffe più basse d’Europa, a fronte del fatto che oltre il 25% della rete idrica ha più di 50 anni. Si stima che per adeguarla siano necessari 60 miliardi di euro”. Lo ha ricordato il presidente di ANCI Piemonte, Alberto Avetta, intervenendo all’incontro intitolato “Acqua: territorio, sindaci e gestori sulla PdL Daga”, svoltosi nella sala consiliare della Provincia di Novara.
La proposta di legge AC 52 (PdL Daga) intende riconsegnare nelle mani dei Comuni, in particolare di quelli sotto i 5.000 abitanti (il 70% del totale) la gestione diretta del servizio. La Proposta Daga interviene anche sulla regolazione e sul controllo di settore, sottraendo competenze all’Autority indipendente ARERA (ex AEEGSI) e agli organismi di ambito territoriale, per riportarla all’interno del Ministero dell’Ambiente.
Si tratta di una prospettiva che preoccupa i territori poiché implica un cambiamento radicale, in netta contrapposizione con il percorso di integrazione delle gestioni locali avviato dal 1994 con la Legge Galli e proseguito con la definizione degli Ambiti Territoriali Ottimali e con la nascita di aggregazioni industriali dei soggetti gestori. Il concetto è stato ribadito in modo pressoché unanime da tutti i relatori, che hanno potuto formulare le prime importanti valutazioni sui possibili effetti di una eventuale approvazione della proposta di legge.
“Per l’adeguamento della rete idrica nazionale serviranno 3,5 miliardi di euro” ha evidenziato il presidente di ANCI Piemonte Avetta, che ha ricordato a titolo esemplificativo come “SMAT, società interamente pubblica governata dai sindaci, investirà 1,6 miliardi entro il 2033 in 293 comuni della Città Metropolitana di Torino. Davvero pensiamo che questa mole di interventi potrebbe essere riversata sui singoli Comuni come avveniva fino a 30 anni fa? Davvero pensiamo di mettere in discussione un modello di gestione che garantisce qualità e puntualità di erogazione e di intervento? Mi auguro che ogni eventuale riforma legislativa sia assunta valutando attentamente le conseguenze e solo dopo aver ascoltato i sindaci”.
Queste le premesse. Il dibattito è aperto.