“La decisione del TAR Piemonte conferma la correttezza della posizione espressa in questi anni dall’ANCI che ha sempre affermato l’importanza della refezione scolastica, valorizzandone la funzione educativa. In tale servizio, infatti, non solo ci si prende cura del benessere di piccole cittadine e cittadini, ma si insegna la socializzazione e l’uguaglianza, nell’ambito di un progetto educativo comune a tutti”.
Lo afferma la presidente della Commissione Istruzione, Politiche educativa e edilizia scolastica dell’ANCI Cristina Giachi, commentando la decisione del TAR Piemonte 3 dicembre 2019, n. 934.
Il TAR, nel respingere un’istanza cautelare che chiedeva l’annullamento di una delibera del Consiglio di un istituto torinese il quale aveva negato la possibilità della consumazione di pasti preparati a casa nel refettorio della scuola, ha ribadito, ampliandoli, i concetti già chiaramente espressi dalla Corte di Cassazione con la sentenza 2 luglio 2019, n. 20504.
In particolare, proprio il TAR Piemonte che nel 2014 aveva in qualche modo sdoganato il pasto domestico, ha negato la sospensione cautelare con queste motivazioni:
- “la Corte di Cassazione con la sentenza n. 20504 ha escluso la sussistenza di un diritto soggettivo perfetto e incondizionato all’autorefezione individuale nell’orario della mensa e nei locali scolastici;
- l’Istituto comprensivo [OMISSIS] ha operato un bilanciamento dei contrapposti interessi che non appare affetto dai vizi dedotti, considerando l’elevato numero di alunni per i quali è stata presentata istanza di usufruire del pasto domestico (33 alunni), le difficoltà organizzative ed economiche che deriverebbero dall’accoglimento delle istanze di autorefezione e l’indubbio rilievo dei risvolti educativi perseguiti con la fruizione da parte degli alunni del servizio mensa in condizioni di uguaglianza;
- la correttezza dell’operato dell’amministrazione trae conferma anche nel diverso trattamento riservato ad un alunno il quale, con provvedimento n. [OMISSIS], è stato autorizzato all’autorefezione nei locali della mensa, in considerazione di specifiche e documentate esigenze medico-sanitarie;
- non è stata fornita la prova di un pregiudizio grave ed irreparabile che possa derivare ai ricorrenti dall’esecuzione del provvedimento impugnato”.
Pertanto non si può più rimettere in discussione il principio che non esiste un diritto soggettivo perfetto all’autorefezione (panino da casa); tale modalità può essere richiesta dai genitori ma può essere negata dalla scuola quando vi siano oggettive difficoltà organizzative ed economiche. Rileva, nella valida motivazione del diniego, anche la presenza di un progetto educativo che trasforma il momento del pasto collettivo uguale per tutti in un’occasione formativa. Si tratta di una sospensiva ed il merito sarà discusso nei prossimi mesi ma possiamo ben sperare in un esito positivo che darebbe ulteriori certezze”, conclude la presidente Giachi.