“Lo sviluppo delle tecnologie sta cambiando profondamente la nostra società e il nostro stile di vita. È in atto la trasformazione della Pubblica Amministrazione e non possiamo permetterci il lusso di attendere, mentre altri Paesi spiccano il volo. Oggi lanciamo un appello accorato a tre ministeri (MiSE, Politiche Ambientali e Salute) affinché il 5G non faccia la fine della BUL, ostaggio dei ritardi della burocrazia. Chiediamo al governo di adottare ogni iniziativa utile a superare gli ostacoli e ad informare correttamente la popolazione circa i benefici della connettività ultraveloce”.
Così Michele Pianetta, vicepresidente all’Innovazione di ANCI Piemonte, intervenendo in rappresentanza di ANCI nazionale all’evento “Milano Smart City Conference” svoltosi oggi a Rho Fiera.
“La PA digitale e la realizzazione dei servizi innovativi dell’agenda digitale non sono rinviabili – continua Pianetta -. Occorre passare dalle strategie ai progetti, dalle parole ai fatti. Ricordo che, soltanto in Italia, gli operatori di telecomunicazioni hanno investito oltre 6 miliardi di euro per acquisire il diritto d’uso delle frequenze, ma c’è ancora un gran lavoro da fare, soprattutto dal punto di vista culturale”.
La connettività di quinta generazione promette di rivoluzionare il mondo dei servizi digitali, ad esempio attraverso il potenziamento dei progetti di telemedicina, controllo delle reti energetiche e guida autonoma dei veicoli. Ma gli ostacoli non mancano.
“Ai ministri Patuanelli, Costa e Speranza – prosegue Pianetta – chiediamo semplificazione burocratica, misure di accompagnamento ai Comuni più piccoli e soprattutto iniziative di comunicazione istituzionali efficaci volte ad informare correttamente Sindaci e cittadini sulle opportunità del 5G. Le paure chiliastiche generate dall’ignoranza e dall’oscurantismo di chi rifiuta aprioristicamente il progresso bloccano lo sviluppo. È esattamente ciò che vogliamo evitare”.
“Infine – conclude Michele Pianetta – occorre aprire un dibattito riguardante i limiti della potestà regolamentare dei Comuni sui piani di dislocazione delle antenne, nell’ottica della tutela degli interessi pubblici generali. Non vogliamo che accada ciò che è successo in passato per la telefonia mobile e per i ripetitori del sistema radiotelevisivi. L’Italia non può diventare il far west: in assenza di direttive omogenee e di precisi standard, i Sindaci brancoleranno nel buio e ognuno, alla fine, sarà costretto a far da sé”.