“Con l’illuminazione pubblica i Comuni italiani danno luce a tutto il Paese. Ma senza ristori i rincari delle bollette potrebbero non solo spegnere le nostre città ma avere ripercussioni anche sui bilanci e sui servizi essenziali”. Così il presidente dell’ANCI, Antonio Decaro, a Rai News 24.
“Questa sera – ha spiegato Decaro – spegneremo per qualche minuto monumenti ed edifici pubblici simbolici, per richiamare l’attenzione del governo. È un problema che riguarda tutti, dalle aziende, alle famiglie fino agli enti locali. Nei bilanci dei Comuni – ha proseguito il presidente dell’ANCI – il costo dell’energia oscilla intorno al miliardo e ottocento milioni. Un rincaro stimato del 30 per cento non ci permetterebbe di chiudere i bilanci e potremmo essere costretti a tagliare servizi essenziali, a cominciare dalla pubblica illuminazione che svolge un ruolo fondamentale anche in termini di sicurezza urbana”.
Decaro ha poi ricordato come, a causa della pandemia, i Comuni si siano visti ridurre in maniera importante la capacità fiscale “Due anni fa – ha ricordato – lo Stato ci ha ristorato con sette miliardi di euro mentre quattro sono stati i miliardi ricevuti lo scorso anno. Quest’anno non abbiamo ancora ricevuto nulla: grazie alla lenta ripresa economica si spera di recuperare il gap, ma non avverrà del tutto. Aumenteranno, ad esempio, di circa 600 milioni i costi per il rinnovo del contratto dei dipendenti. È evidente che non possiamo permetterci costi ulteriori per l’energia”.
Basteranno gli annunciati ulteriori quattro miliardi di euro che il governo si appresta a mettere a disposizione? “Il nostro calcolo – ha risposto Decaro – è di un aumento sull’intero anno di 550 milioni di euro. Potremmo chiudere i bilanci con una cifra inferiore, sempre che le previsioni degli economisti siano esatte e che a marzo i costi dell’energia tornino a scendere”.